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Editore: Mondadori
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788804603221
Data di pubblicazione: 12/10/2010
Numero pagine: 262
Traduttore: Beltrami F.
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Pubblicato nel 1962, un anno prima della sua morte in esilio a Mosca, Gran bella è cosa vivere, miei cari è un romanzo la cui gestazione ha accompagnato gran parte della vita di Hikmet. Pur trattandosi di un'opera di fiction, le vicende che Hikmet racconta sono attinte dalla sua biografia: sua è la voce del narratore, un uomo morso da un cane rabbioso che attende la fine del periodo di incubazione isolato in una capanna dell'Anatolia lasciandosi andare alle intermittenze della memoria e del cuore; suo è il "materiale di vita" che si accumula nelle pagine, gli squarci sull'infanzia, i momenti di attivismo politico, le sofferenze dell'esilio; suo l'incancellabile ricordo di un'amatissima donna, Anushka, sfuggente e contesa. Ma definire questo romanzo come semplicemente autobiografico sarebbe oltre modo riduttivo. Perché scorre nelle sue pagine una forza creativa che attinge alla poesia di Hikmet e a tutta la sua opera, in un singolare procedimento che si potrebbe semmai definire "autobiografico".
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